Anatomia di un abbraccio - Opera di Luna Lu
Anatomia di un abbraccio – Opera di Luna Lu

Vedete l’immagine alla vostra sinistra? Bene, quella è:

L’Anatomia di un abbraccio!

Molti storceranno il naso alla vista di questa rappresentazione, perché può sembrare l’ennesima scultura grottesca, appartenente a quel tripudio di opere “non sense” che chiamiamo “Arte Contemporanea”. In verità, ogni opera d’arte porta con sé un profondo significato, che è più nella mente e negli occhi dell’osservatore, piuttosto che in quelli dell’artista. E lo stesso vale per l’anatomia di un abbraccio. Certo, l’artista non avrà studiato medicina: la gabbia toracica è estremamente semplificata, così come il numero di costole è falsato o la conformazione del cuore è pressoché dozzinale. E come fa ad essere un abbraccio se non compaiono i suoi elementi costituenti, ovvero le braccia? Una domanda lecita, figlia del raziocinio umano, troppo attento ad indagare sul mondo con occhio critico, e meno disposto a vedere le cose da un’altra angolazione.

E se abbracciare non si esaurisse al semplice contatto corporeo?

Ad uno sguardo più attento, è possibile notare come i cuori dei figuranti siano molto vicini tra loro, in posizione adiacente. Si ha quasi la sensazione che il miocardio dell’uno entri nel torace dell’altro, come a rincorrersi in un’affettuosa e avvolgente danza. Sin dalla notte dei tempi, il cuore viene considerato (metaforicamente) come il centro nevralgico dei nostri sentimenti. Quindi, abbracciarsi in modo da avere gli organi cardiaci molto vicini è il tentativo di far entrare l’altro nel nostro piccolo e strano mondo emotivo. Questa interpretazione suggerisce quanto la vista, il senso che più usiamo per indagare sul mondo, ci abbia nuovamente traditi. È come affermava Antoine De saint-Exupéry:

Non si vede che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi

Infatti, se chiudete per un istante i vostri occhi, potete realmente percepire l’abbraccio rappresentato dall’artista. E se fate molta attenzione, potreste addirittura sentirne il ritmo: tu-tu tu-tu…è l’abbraccio più puro che possiate trovare perché non è un incontro tra corpi, ma la ricongiunzione di anime, testimoniate da cuori che battono all’unisono.

Cosa, però, dice la scienza

L’arte dell’abbraccio è qualcosa di molto complesso, studiato soprattutto nella robotica, che ha l’obiettivo di creare androidi capaci di riconoscere e manifestare emozioni umane. L’ennesimo tentativo di strapparci, in vano, alla solitudine, figlia di una società sempre più indifferente nei confronti dell’altro.

La cosa più interessante è che: quando ci abbracciamo, non ci stiamo realmente toccando.

Sembra contro intuitivo, ma seguitemi nel ragionamento. Noi siamo fatti di materia, che è costituita da atomi, a sua volta formata da un nucleo centrale (protoni e neutroni), attorno cui orbitano gli elettroni (modello atomico di Bohr). Immaginate di essere Ant-Man…Ok! so che preferireste essere Iron-Man o Batman, ma questa volta ci serve la capacità di Ant-Man di rimpicciolirsi al livello di un elettrone. Fatto? Bene (cit. Muciaccia). Se vi adagiaste sul nucleo atomico, che per voi sarà grande quanto la Terra, se siete fortunati, potrete vedrete l’elettrone in lontananza ma ad una distanza gigantesca. Più lontano, attraverso un telescopio atomico, potreste addirittura vedere gli elettroni degli altri livelli energetici (a seconda dell’atomo analizzato). Insomma, tra il nucleo di un atomo e gli elettroni intercorre una distanza gargantuesca (mooooolto grande), la stessa che c’è tra un atomo e l’altro. In altre parole, non siamo solamente formati da atomi, ma anche da quella regione di spazio-tempo chiamata “VUOTO”.

Ecco, noi siamo essenzialmente vuoto dentro! … Ora non fate i permalosi. Il vuoto di cui parliamo non è quella sensazione che ci prende allo stomaco quando restiamo a casa a studiare, mentre i nostri amici sono fuori a divertirsi. È la nostra zona d’ombra, la stessa che alimenta l’Universo e ci accumuna ad esso. Il vuoto è un mistero, forse “IL” mistero, di cui non sappiamo assolutamente nulla ma che forse può dirci tutto. Per ora ci basta solo sapere che, essendo essenzialmente formati da vuoto, quando le nostre mani sono protese verso l’altro, queste non lo stanno realmente toccando perché i nostri atomi sono molto distanti.

Allora, perché abbiamo l’impressione di toccarci?

Perché ognuno di noi esercita un campo elettro-magnetico che, quando ci avviciniamo all’altro, entra in collisione con quello della persona “toccata” e, per effetto del principio di azione-reazione, subiamo la forza reagente, che dà la sensazione del tatto. Insomma, il tatto è una percezione che il cervello costruisce nei confronti di un fenomeno fisico.

Quindi, l’abbraccio non è qualcosa di reale, ma una illusione costruita dal nostro cervello?

Assolutamente, No! State facendo lo stesso errore commesso da Ulisse nei confronti della madre Anticlea, di Enea con il padre Anchise e di Dante alla vista dell’amico Casella. Questi avevano la presunzione di abbracciare, nell’aldilà, i corpi dei loro amati defunti. Ma, ancora una volta, l’abbraccio non è solo un incontro tra corpi.

Campo elettromagnetico esercitato dal cuore – Istituto di HeartMath

Per fare luce su questo mistero, è necessario scomodare il gruppo di ricerca californiano del HeartMath Institute (Istituto di matematica del cuore) che, insieme all’Università di Stanford, hanno fatto una scoperta sensazionale: il cuore emana un campo energetico più ampio e potente di tutti quelli generati da qualsiasi altro organo del corpo. Tale campo elettromagnetico ha la forma di un toroide, e un diametro che si estende fino a tre metri, con l’asse centrato nel cuore.

La cosa interessante è che l’intensità di un campo cambia, in maniera inversamente quadratica, al variare della distanza dalla sorgente: se mi allontano due metri (due cm, mm…) dalla sorgente di un campo, la sua forza sarà un quarto del valore misurato nelle sue prossimità; se mi avvicino, la forza del campo aumenterà allo stesso modo. L’eccessiva lontananza vanifica l’effetto del campo, ma la troppa vicinanza crea interferenza. Questo ricorda il “Dilemma dei Porcospini” di Schopenhauer:

“Dei porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero per proteggersi col calore dei corpi. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche. Il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno, così da venire sballottati avanti e indietro fra due mali. Finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”

E se ci pensate, è proprio ciò che accade nelle relazioni (amorose e affettive): non troppo lontani da raffreddarsi, né troppo vicini da ferirsi, ma alla giusta distanza perché l’amore vive di equilibri.

Inoltre, il cuore è un oscillatore biologico, ovvero ha un ritmo pressoché regolare, che si manifesta tra due stati di apparente riposo (come il pendolo di un orologio). Alcuni oscillatori, se messi vicini, vivono un fenomeno noto come “entrainment” (trascinamento), che tende a sincronizzare i loro cicli. Quindi, essere in sintonia con un’altra persona non è una semplice metafora, ma una verità fisica esperienziale, che si manifesta quando i ritmi circadiani entrano in sincronia tra loro. È ciò che emotivamente (e in un certo senso quantisticamente), chiamiamo “coerenza” o “risonanza”. Trovare la giusta persona significa entrare in sincronia con lei, ossia avere i cuori in risonanza, che ci danno l’impressione di essere un’unica cosa.

Perché abbracciare è indispensabile

Dicono che quando veniamo al mondo, la prima cosa che conosciamo sia il dolore. È un dato di fatto, i neonati vengono sculacciati per abituarli alla respirazione, molto diversa da quella che avevano nella placenta. Tuttavia, ci dimentichiamo che la seconda cosa che viviamo è: l’abbraccio, di nostra madre. E questo è molto importante, perché essere abbracciati nei primi istanti di vita, diminuisce il rischio di malattie immuno-depressive e l’insorgenza di ulteriori problematiche fisiologiche. È scientificamente provato: chi è stato abbracciato regolarmente sin da bambino, vive una vita adulta migliore. Ciò non significa che gli adulti non necessitino di abbracci, anzi, forse ne hanno più bisogno. Nel 2014, la rivista internazionale “Psychological Science” ha pubblicato una ricerca, in cui si afferma che abbracciare:

  • Stimoli la produzione di endorfine, neurotrasmettitori che riducono la soglia del dolore e favoriscono la percezione del piacere e il benessere psicofisico;
  • Riduca l’insorgenza di malattie immuno-depressive;
  • Favorisca la produzione di ossitocina e cortisolo, ormoni che riducono ansia e stress;
  • Favorisca l’empatia e rafforzi i legami affettivi;
  • Diminuisca la pressione sanguigna, riducendo il rischio di malattie cardiache e di infezioni, rinforzando il sistema immunitario;
  • Favorisca il rilascio di serotonina, neurotrasmettitore della “felicità”, che se carente può causare insonnia, ansia e stati depressivi.

Secondo la terapista Virginia Satir: abbiamo bisogno di 4 abbracci al giorno per sopravvivere, 8 per vivere, 12 per crescere come persone.

L’abbraccio è un atto eroico

Prima abbiamo citato gli eroi della mitologia greca e romana, Ulisse ed Enea, che alla vista dei propri cari non hanno avuto un attimo di esitazione e sono corsi ad abbracciarli. Ciò è inconsueto, perché è un gesto che non si addice ad eroi impassibili e risoluti come loro, descritti come uomini capaci di dominare le proprie passioni. Eppure, hanno ceduto incondizionatamente ad un gesto infantile, troppo spesso sinonimo di debolezza. In verità, è proprio questo piccolo ma enorme gesto, a rivelare la loro grandezza eroica.

L’abbraccio è la testimonianza di una prerogativa umana (e non solo): amare ed essere amati. E ci vogliono una forza e un coraggio disumani per svestirsi delle proprie armature e mostrarsi vulnerabili, ma è una condizione necessaria per entrare in sintonia con l’altro. Omero, Virgilio e Dante ci insegnano che l’abbraccio è poesia, perché ci ricorda quanto la vita sia ricca di passione. Ed è musica, che ci trascina in una vorticosa danza di emozioni. L’abbraccio è memoria, di ricordi indelebili nella mente, che ancora riempiono il cuore di gioia. Ed è un porto sicuro, dove trovare riparo dalle tempeste, perché è il conforto di storie naufragate e la speranza di nuovi inizi. L’abbraccio è Amore, che riscalda il cuore dai gelidi inverni dell’anima e ci ricorda che il mondo non è finito.

Ed è un atto eroico, perché ho visto persone a pezzi essere salvate da un abbraccio e ricongiungersi, poiché l’abbraccio è l’unico modo che abbiamo per ritrovarci uniti. (Alda Merini)

Mario Russo

Riferimenti: