Novembre è il mese delle donne nelle STEM (science, technology, engineering and mathematics), ovvero le discipline scientifico-tecnologiche. Per chi ci segue da tempo, sa quanto questa tematica sia a noi molto cara tanto da renderla una colonna portante della nostra attività divulgativa. E quale modo migliore per celebrare le donne nella scienza, se non quello di intervistare una di loro? La nostra ospite è Francesca Romana Reinero, una Ricercatrice e Coordinatrice Scientifica del Centro Studi Squali.
Francesca si occupa di Ricerca, Conservazione e Didattica oltre ad essere molto attiva sui social per avvicinare il grande pubblico suo mondo. Dunque, conosciamola un po’ meglio!
Chi è la Dr.ssa Reinero?
Ciao Francesca, siamo felici che tu abbia deciso di accettare di partecipare a questa intervista. In occasione del mese delle donne nelle discipline STEM abbiamo deciso di intervistarti in quanto donna letteralmente immersa nella scienza. Quindi ti chiediamo di presentarti e di parlarci un po’ di te.
Sono la Dr.ssa Francesca Romana Reinero e sono Ricercatrice e Coordinatrice Scientifica del Centro Studi Squali di Massa Marittima in Loc. Valpiana (GR). Si tratta dell’unico Istituto Scientifico italiano riconosciuto con decreto ministeriale MIPAAFT che, dal 2000, in coordinamento con le Università di Siena e della Calabria, svolge attività di Ricerca, Conservazione e Didattica sugli squali rivolte a ricercatori, docenti, studenti, appassionati, subacquei e al grande pubblico. Sono istruttore subacqueo e ho conseguito il primo dottorato italiano in coordinamento con il Centro Studi Squali-Istituto Scientifico su una specie di squalo presente nel Mediterraneo, il gattuccio (Scyliorhinus canicula), all’Università della Calabria. Inoltre, sono Cultore della Materia all’Università di Siena dell’unico Corso universitario italiano sugli squali tenuto dal Prof. Primo Micarelli “Ecologia e tecniche di acquariologia degli Elasmobranchi”.
La sua carriera…
Innanzitutto, complimenti per i numerosi traguardi professionali raggiunti. Ma cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera e da dove è nata questa passione? E quale è il contributo di tutto questo al mondo scientifico?
La mia passione per gli squali è nata alle Maldive, nel 2005, quando avevo solo 15 anni. Ero già subacquea da 4 anni, ma allo stesso tempo ero terrorizzata al pensiero di poter vedere uno squalo. Durante un’immersione alle Maldive mi sono imbattuta in alcuni squali grigi e io, curiosa, ma allo stesso tempo impaurita, ho deciso di rimanere ferma ad ammirarli. Fu così che capii immediatamente che gli squali non erano i “famigerati mangiatori di uomini” descritti tali dalla cinematografia mondiale, quanto predatori essenziali per l’ecosistema marino, purtroppo sempre più minacciati dalle crescenti pressioni antropiche.
Da lì nacque subito la mia passione e il mio obiettivo di vita: studiare gli squali al fine di poterli tutelare e salvaguardare. Tutto questo è stato ed è oggi possibile grazie al meticoloso impegno, alla passione, alla dedizione e al sacrificio che mettiamo quotidianamente ognuno di noi dello Staff del Centro Studi Squali-Istituto Scientifico nella tutela e salvaguardia di questi magnifici predatori, ormai sempre più a rischio di estinzione. Insieme a me, il Prof. Primo Micarelli, Direttore del CSS, la Dr.ssa Valerie Barbot, Responsabile della Didattica del CSS e la Dr.ssa Consuelo Vicariotto, Tecnica Ricercatrice del CSS, siamo una squadra unita e coesa e abbiamo già raggiunto, in oltre 24 di attività, risultati molto importanti e soddisfacenti.
Per quanto riguarda la salvaguardia degli squali, è necessario agire concretamente. Questo lo si fa sensibilizzando i giovani attraverso la didattica e studiando gli squali approfondendo tutti quegli aspetti biologici, ecologici ed etologici necessari a promuovere piani di protezione al livello locale e globale, al fine di preservare l’equilibrio degli ecosistemi marini ma anche il futuro delle generazioni avvenire, affinché possano ancora godere delle bellezze del mare e della ricca biodiversità che lo caratterizza.
Facciamoci sentire
Novembre è il mese dedicato alle donne nelle STEM, questo perché c’è stata la necessità di istituire questa iniziativa per dare voce alle donne perché troppo spesso, purtroppo, il loro contributo non è stato riconosciuto o attribuito ingiustamente ad altri. Abbiamo numerosi esempi di questo tipo: Marie Curie, Mary Anning, Lise Meitner, Leona Woods e molte altre. Nella tua esperienza personale e professionale, come vivi questa cosa? Noti una differenza, un cambiamento, rispetto al passato? Cosa si può ancora migliorare?
Il ruolo della donna nel mondo scientifico è stato storicamente marginalizzato e, nonostante i progressi, le disuguaglianze ancora persistono e purtroppo influenzano la piena partecipazione delle donne nelle scienze. Negli ultimi decenni le donne hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo sempre più cruciale nei campi della scienza, della ricerca e dell’innovazione. Personalmente, una delle figure femminili che di più ha influenzato il mio percorso di crescita come ricercatrice e studiosa di squali è stata proprio Eugenie Clark, biologa marina e ittiologa americana, pioniere della ricerca sugli squali, la quale ha cambiato l’immagine pubblica e la malsana percezione di questi animali, dimostrando l’importanza di tutelarli e salvaguardarli.
Siamo giunti al termine. Per chiudere in bellezza, vorrei chiederti cosa può fare una donna della scienza come te per cercare di sensibilizzare il pubblico all’importanza del ruolo femminile nella scienza?
Prendendo spunto dalle azioni concrete già svolte in passato da scienziate come Eugenie, è necessario lavorare sodo per poter cambiare il futuro, ma la cosa più importante è farlo sempre in squadra, con la passione e con l’umiltà. Come ho scritto nell’incipit del mio primo libro pubblicato nel 2016 Ocean Life, a Journey beneath the Sea: “la passione è la chiave del successo, l’umiltà ne è il mezzo”.
E di questo sono fermamente convinta. Se puoi sognarlo, puoi farlo! E noi donne nel mondo della scienza ne siamo l’esempio!