Apicoltura e il cambiamento climatico
Ciao ragazzi e benvenuti in una nuova storia della rubrica La mia vita da apicoltore!
Tutti sentiamo parlare, più o meno spesso, del cambiamento climatico e di come questo impatta e continuerà sempre più ad impattare in modo catastrofico il futuro dell’umanità e del nostro Pianeta.
In particolar modo, per noi apicoltori è un problema molto presente, che impatta la nostra quotidianità a tal punto da mettere in discussione il nostro futuro in questo settore. Nel corso degli anni abbiamo avuto modo di osservare diversi effetti avversi del cambiamento climatico, ma, sicuramente, il podio se lo guadagnano la comparsa di specie aliene, eventi metereologici estremi e il disallineamento fenologico.
Scopriamo meglio insieme di cosa stiamo parlando!
Gli organismi alieni
I cambiamenti climatici possono alterare le condizioni ambientali in modi da facilitare l’introduzione e la diffusione di specie non native. È il caso, ad esempio, della Vespa velutina. Specie conosciuta anche come calabrone asiatico, originario del sud-est asiatico. Le temperature più calde hanno facilitato l’espansione di questo calabrone verso nord e verso altitudini maggiori, permettendo alla specie di colonizzare nuove regioni, inclusa l’Italia. La Vespa velutina sembra essere un predatore più efficiente e organizzato rispetto alla Vespa crabro (il calabrone autoctono, tipico delle nostre campagne), il che va a generare una pressione predatoria piuttosto elevata.
Eventi metereologici estremi
Ogni anno passato nel settore dell’apicoltura ci ha regalato bizzarri eventi meteorologici (legati al cambiamento climatico) che hanno impattato negativamente sulle fioriture. Tra questi fenomeni estremi possiamo annoverare periodi prolungati di temperature insolitamente alte (con picchi di 45-47°C), siccità che inizia già da marzo e si conclude a fine settembre, tempeste improvvise e forti grandinate estive capaci di distruggere ettari di fiori.
Disallineamento fenologico
Ed eccoci al terzo protagonista di questo articolo, quello a cui probabilmente siamo meno avvezzi: il disallineamento fenologico. Può sembrare una parolaccia, ma vi assicuro che non lo è.
La fenologia è lo studio dei cicli stagionali degli organismi viventi e di come questi sono influenzati dalle variazioni stagionali climatiche e ambientali.
Un esempio sono il letargo degli orsi, che inizia d’inverno e finisce in primavera (ciclo stagionale), e il cambiamento climatico che sta influenzando questo ciclo (fa troppo caldo e gli orsi non vanno in letargo).
Il disallineamento si verifica quando c’è uno sfasamento temporale tra gli eventi stagionali di specie interconnesse.
Per capirci meglio, facciamo un esempio reale e attuale.
Alcune delle fioriture più abbondanti nella nostra area sono la fioritura del ciliegio, intorno ad aprile, e quella degli agrumi, in genere a maggio. Queste rappresentano una fonte di cibo primaria per molti impollinatori della zona, comprese le nostre api.
Tuttavia, lo scorso inverno è stato particolarmente caldo, con pochissimi giorni veramente freddi. Questi pochi giorni freddi, però, sono stati sufficienti a indurre il blocco di covata nelle regine e la conseguente riduzione del volume delle famiglie. Il blocco di covata è un adattamento necessario alla sopravvivenza della specie durante i mesi più freddi e privi di risorse alimentari. Allo stesso tempo, le temperature miti hanno fatto sì che la fioritura di ciliegi e agrumi avvenisse con circa un mese di anticipo. In questo caso non tutte le famiglie avevano ancora raggiunto il numero di individui necessario a sostenere il periodo della raccolta.
Per affrontare la raccolta, è necessario avere un numero sufficiente di nutrici per la cura delle larve, di ceraiole per costruire l’impalcatura per lo stoccaggio del cibo e, chiaramente, di bottinatrici adibite alla raccolta. Insomma, è necessario che ci sia tutta la squadra al completo! Purtroppo, una volta messo in piedi il team, queste fioriture erano già praticamente finite.
Mentre in alcuni ambiti agricoli esistono alternative efficaci ed ecologiche, completamente indipendenti dai fenomeni climatici e meteorologici come ariaponica e idroponica, lo stesso non vale per l’allevamento e di certo non per l’apicoltura.
Nel nostro piccolo, continueremo ad impegnarci per salvaguardare le famiglie e gli impollinatori della nostra area sensibilizzando gli agricoltori all’utilizzo responsabile dei fitofarmaci e al mantenimento della biodiversità. Ma poco o nulla possiamo di fronte a fenomeni tanto estesi che se dovessero continuare a manifestarsi con tanta intensità ci faranno sicuramente mettere in discussione le nostre prospettive da apicoltore, indirizzandoci verso strade diverse.
Lucrezia Schiano di Visconte
Lato Verde