Il ruolo dell’apicoltore durante l’inverno
Ciao! Eccoci nuovamente qui per un’altra storia di apicoltura. Per chi non avesse letto lo scorso articolo, io sono Angelo e oggi vi parlerò del ruolo dell’apicoltore in inverno.
Sebbene la densità del lavoro si concentri per lo più nella stagione primaverile/estiva, il periodo autunnale/invernale presenta dei passaggi molto importanti e critici in vista della stagione successiva.
Per comodità, suddividiamo queste fasi in punti per poi andarli a sviscerare uno ad uno. Per cui abbiamo:
– Controllo vitalità delle regine
– Isolamento termico
– Trattamenti contro la Varroa
– Monitoraggio del livello di scorte
Controllo vitalità delle regine
Come tutti saprete, l’intera struttura sociale e funzionale dell’arnia dipende totalmente dalla propria regina, unica per ogni arnia e madre di tutte le api presenti al suo interno.
La regina si accoppia una sola volta nel corso della sua vita, conserva lo sperma in un’apposita spermoteca e andrà a deporre uova feconde (future operaie) finché non avrà esaurito la sua scorta.
Quando finirà la scorta di seme maschile, la regina non potrà far altro che deporre uova non feconde (futuri maschi) portando al collasso della colonia.
Normalmente, le operaie riescono a percepire precocemente quando la regina ha raggiunto il culmine della sua carriera e provvedono in modo piuttosto tempestivo alla sua sostituzione. Tuttavia, se questa condizione dovesse iniziare a presentarsi durante l’autunno, specialmente in alcune zone di Italia, le operaie non potrebbero porvi rimedio.
In ogni caso, una nuova regina viene allevata, ma non ci sarebbe la possibilità di fecondarla opportunamente, per via della mancanza di maschi maturi o per una scarsa vitalità di questi. Infatti, i maschi (fuchi) sono molto sensibili alle basse temperature e il picco della loro vitalità viene raggiunta in concomitanza ad un buon approvvigionamento di nettare e polline, di cui si nutrono in abbondanza.
Cosa può fare, quindi, l’apicoltore in questo caso?
La migliore soluzione è quella di dividere i telai dell’arnia, gremiti di api ma privi di regina, in altre famiglie che potrebbero giovare della presenza di ulteriori operaie.
Isolamento termico
La covata è molto sensibile agli sbalzi termici. All’interno dell’arnia deve esserci una temperatura che si aggira attorno ai 36 C° costantemente. Le api sono molto brave in questo: posizionandosi in glomeri al di sopra delle cellette covate, contraggono ripetutamente la muscolatura, producendo calore e mantenendo le condizioni ideali affinché l’uovo possa svilupparsi poi in larva, pupa ed infine, ape adulta.
Tuttavia, l’apicoltore può rendere meno stressante il periodo invernale per queste creature, in due modi:
– Facendo in modo che i telai all’intento dell’arnia non siano in eccesso
rispetto al numero di api. Mi spiego meglio. Una delle regole cardine
nell’apicoltura è quella di seguire il glomere. Come abbiamo
precedentemente detto, le operaie, per mantenere la temperatura, si
raggruppano al di sopra della covata, formando, per l’appunto, i glomeri.
Se l’ape regina, durante il giorno, covasse su una superficie eccessiva rispetto al numero di api si rischierebbe che o durante la notte, momento più freddo e dove le api si agglomerano maggiormente, le estremità dei telai rimarrebbero scoperte. Oppure, che per coprire tutte le uova, le operaie tenderebbero a disporsi in maniera meno compatta, non garantendo una temperatura sufficientemente alta a nessuna delle uova. Una cosa del genere, chiaramente, porterebbe ad una perdita più o meno severa della famiglia o, nei casi più gravi, alla perdita totale.
– Utilizzare dei diaframmi in materiale isolante. I diaframmi sono dei telai esterni non composti da cera e servono a delineare i confini della
famiglia. Solitamente sono in legno, tuttavia l’utilizzo di materiali più
isolanti, come polistirolo o simili, sebbene ai meno esperti potrebbe
sembrare una scelta discutibile, determina un grande giovamento alla famiglia di api.
Trattamento contro la Varroa
La Varroa destructor è ormai un parassita endemico dell’ape mellifera almeno nella nostra penisola. La sua infestazione crea danni piuttosto gravi. Oltre a nutrirsi dell’emolinfa degli insetti, tende anche a portare con sé agenti infettanti come il virus delle ali deformi (DWV) che, come si evince dal nome, porta alla nascita di operaie incapaci al volo e, quindi, quasi inutili per la colonia. La resistenza dell’arnia a tale parassita dipende da diversi fattori genetici. Attualmente, sono
numerosi i tentativi messi in atto per individuare i giusti caratteri da selezionare, affinché si raggiunga un certo grado di resistenza. Ma si tratta di un argomento davvero complesso e pieno di difficoltà tecniche. Ci stiamo avvicinando con passione e dedizione alla selezione genetica e, con tutta probabilità, ve ne parleremo più avanti!
Nell’attesa di sviluppi futuri, sono varie le modalità per mantenere sotto
controllo l’infestazione. Alcuni metodi sono molto semplici, richiedono
relativamente meno sforzo ma non rientrano nei parametri del bio. Mentre altri, certamente più laboriosi, sono considerati bio.
Noi, attualmente, utilizziamo un metodo in bio che prevede una soluzione di acido ossalico e zucchero da far gocciolare tra i telai. Il problema principale di questa metodica è che, tale soluzione, non riesce a passare attraverso gli opercoli di cera sotto i quali si trovano le larve nascenti. Peccato, però, che il ciclo vitale della Varroa si sviluppi
proprio al di sotto di tali opercoli.
Come si fa ad ovviare a questo problema?
Ecco che veniamo alla parte più laboriosa! Solitamente, nel periodo estivo, finita la produzione, le regine vengono ingabbiate e confinate in un piccolo spazio affinché non possano covare. La regina viene lasciata ingabbiata fino a che l’ultima pupa non sia sfarfallata, così da avere tutti le cellette prive di opercolo. Successivamente si procede a liberare la regina ed effettuare il trattamento che ora può agire senza il vincolo fisico della cera.
Durante l’inverno, si effettua un altro trattamento, ma con la stessa metodica. Normalmente, però, nelle zone più fredde, le regine entrano in una fase chiamata diapausa durante la quale smettono di covare in modo autonomo.
L’apicoltore deve monitorare le arnie fino a tale momento e procedere in modo strategico con il trattamento senza stressare ulteriormente la regina. Tuttavia, poiché la diapausa è dovuta ad una combinazione tra cause genetiche e ambientali, visto l’innalzamento delle temperature degli ultimi anni, le api potrebbero entrare in una diapausa leggera in cui non c’è mai una condizione di assenza di covata. In tal caso si deve
procedere nuovamente con l’ingabbio.
Monitoraggio del livello di scorte
Come è facilmente intuibile, la quantità di cibo disponibile per le arnie è davvero importante. Sebbene in inverno le api abbassino il loro metabolismo per consumare il meno possibile, l’azione di mantenimento termico delle famiglie è energicamente dispendiosa. La fase di raccolta è tutta concentrata nel periodo primaverile/estivo e, durante l’inverno, le arnie non hanno modo di accumulare molto cibo, sia per le temperature troppo basse, sia per la carenza di fiori melliferi, sia per il subentro della diapausa che comporta una riduzione delle api bottinatrici e quindi una riduzione di nettare in entrata.
Nella nostra zona (Valle d’Itria) siamo piuttosto fortunati. La presenza di abbondante edera in tutto il territorio, fa sì che le api possano produrre una grande quantità di miele a fine stagione. Noi, come azienda, abbiamo deciso di lasciare da sempre quel miele alle famiglie per consentir loro di superare con tranquillità l’inverno. Tuttavia, stagioni molto aride potrebbero mettere in difficoltà anche una pianta molto resistente come l’edera e, di conseguenza, le api avrebbero un raccolto non sufficiente a superare l’inverno. In queste situazioni, l’apicoltore dovrebbe intervenire con un nutrimento supplementare per evitare la morte delle colonie.
In conclusione, il lavoro dell’apicoltore durante l’inverno non è frenetico come in estate, ma acquisisce un carattere più puntuale e di vitale importanza per custodire le famiglie fino al risveglio primaverile.
Come sempre, se avete delle domande, non esitate a scriverci e saremo più che felici di rispondervi!
Angelo La Torre (e le sue api bzz)
(Lato Verde)
Molto interessante! Grazie per condividere le vostre esperienze!