Come in tanti altri comuni italiani, anche i pescatori di Ancona si avvicinano ad una pesca più ecologica.
Grazie ad un progetto pilota della Campania partito nel 2015, infatti, le famose cassette in polistirolo vengono a poco a poco sostituite da cassette in plastica.

Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta?
Noi di Impronta Animale-APS abbiamo deciso di chiederlo a Nicolò Lovadina, Direttore di Macchina nei rimorchiatori portuali, attivista/ambientalista e da anni vicino al problema dello sversamento delle plastiche in mare.

Nicolò Lovadina
Nicolò Lovadina
Ciao Nicolò, tu lavori nel settore marittimo qui ad Ancona. Quindi stai praticamente assistendo in prima persona a questo passaggio verso le cassette in plastica rigida. Un passo importante per inquinare meno il mare con le cassette in polistirolo, che spesso finivano in acqua e che comunque, sfaldandosi, favoriscono l’inquinamento da microplastiche. Come hanno accolto i pescatori questo cambiamento?

Anche se può sembrare strano i pescatori hanno accolto con gioia questo cambiamento. Bisogna sapere, infatti, che molti anni fa venivano già utilizzate le cassette in plastica rigida dopo l’eliminazione delle cassette di legno (principalmente per motivi igienico-sanitari) e che poi purtroppo sono state soppiantate dalle famigerate cassette di polistirolo.

Distribuzione delle cassette in polistirolo nel porto di Ancona (foto di Nicolò Lovadina)
Distribuzione delle cassette in polistirolo nel porto di Ancona (foto di Nicolò Lovadina)
Come funziona la distribuzione delle cassette in plastica ai pescatori? Ogni peschereccio riceve un quantitativo di cassette ogni tot tempo (ad esempio un mese) oppure devono aver cura di mantenere il lotto ricevuto all’inizio?

La prima fornitura è stata a titolo gratuito, in numero tale da garantire ad ogni peschereccio di poter stivare il pescato (indicativamente 500/700), a seconda della tipologia di pesca e della grandezza della barca. Uno degli aspetti chiave di questo cambiamento è proprio il prendersi cura e mantenere le proprie cassette. Come? Beh, ad esempio chiedendo il reso alle pescherie, pulendo e sanificando le cassette in un apposito impianto, ed evitando di perderle accidentalmente in mare), le successive richieste di fornitura aggiuntiva saranno a pagamento.

Le cassette in polistirolo si trovano spesso e facilmente che galleggiano nelle acque portuali oppure spiaggiate lungo alcune coste. Questo è dovuto ad una loro dispersione volontaria ed involontaria (a causa della loro caratteristica leggerezza e volatilità). Ovviamente, quindi, il loro impatto è piuttosto notevole sull’ambiente. Per via del loro basso prezzo poi, non vi è nemmeno un grosso interesse nel recuperarlo per continuare ad utilizzarle. Nel caso delle cassette in plastica rigida, invece, secondo te ci sarà una maggiore attenzione nell’evitare la loro dispersione? Vi sono degli “obblighi” di recupero?

Inizierei nel dire che le cassette in polistirolo hanno un costo notevole: alcuni pescherecci arrivavano a spendere oltre i 1500€ a settimana in cassette di polistirolo, motivo per cui i pescatori hanno accolto positivamente questo cambiamento visto che i costi di lavaggio e sanificazione sono inferiori. Proprio per questo motivo i pescatori hanno tutto l’interesse di preservare ed evitare di perdere o rovinare le cassette in plastica rigida, che, essendo impilabili e più pesanti, si stivano meglio a bordo dei mezzi riducendo il rischio di dispersione involontaria.

Cassette in polistirolo in mare ed altra spazzatura (Foto di Greta L. Cerrone)
Cassette in polistirolo in mare ed altra spazzatura (Foto di Greta L. Cerrone)
Per quanto riguarda invece la conservazione del prodotto ittico, vi è una qualche differenza tra la cassetta in polistirolo e quella in plastica rigida?

Entrando nello specifico è stato notato come la cassetta rigida abbia una minore altezza, all’interno della stessa quindi ci sta meno prodotto; aspetto che va di pari passo con le richieste del mercato locale, dove i pescivendoli chiedono cassette meno piene per non rischiare di avere poi del prodotto invenduto o di qualità minore. Un’altra differenza potrebbe essere nella “scivolosità” della cassetta di plastica rigida rispetto a quella di polistirolo, ma probabilmente dovuto al prodotto nuovo.

Ci sono, secondo te, degli svantaggi nell’utilizzo di questo nuovo strumento e se sì, quali?

A mio parere, considerando l’impatto delle precedenti soluzioni di stivaggio/vendita credo che sia la più sostenibile per l’ambiente, nonostante la plastica rimanga un problema a livello globale. Oltre al fatto che, a differenza di quelle in polistirolo, queste sono anche riciclabili!

Pescato del giorno in vendita nelle nuove cassette in plastica rigida. Porto di Ancona (Foto di Nicolò Lovadina)
Pescato del giorno in vendita nelle nuove cassette in plastica rigida. Porto di Ancona (Foto di Nicolò Lovadina)

Nicolò, tu sei anche un ambientalista e sei uno dei referenti di Plastic Free Marche. Per concludere questa intervista, ti va di dirci la tua opinione su questo piccolo ma importante passo verso una pesca più sostenibile?

Credo che il settore della pesca dovrà compiere ancora molti cambiamenti. Il passaggio alla cassetta rigida è sicuramente positivo ed è quello più evidente a livello mediatico e per l’opinione pubblica. Penso invece che l’insostenibilità delle tipologie di pesca attuali vada rivista, regolata e normata diversamente, così da permettere un ripopolamento della flora e della fauna marina, passando anche dall’istituzione delle AMP e ad una pesca mirata alla qualità e non alla quantità.

Grazie mille Nicolò per averci dato l’occasione di conoscere meglio questo nuovo strumento per i pescatori, usato ormai in molti comuni. Condividiamo pienamente la tua idea di una pesca più regolamentata e sull’istituzione di Aree Marine Protette per la protezione dei nostri mari. Speriamo, quindi, che un giorno queste idee, condivise da molti, vengano ascoltate e che portino a risultati sempre migliori!

Greta L. Cerrone

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