“La quercia e i suoi abitanti” è un documentario che, attraverso gli occhi dei suoi protagonisti, ci fa immergere nella vita attorno ad un albero. 

Heart of an Oak - Chichester Cinema at New Park
“La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Il rumore del vento, le fronde verdeggianti degli alberi e una musica che dolcemente si unisce ai suoni della foresta. Proprio qui, in questo luogo maestoso e misterioso, c’era una volta e c’è ancora oggi una quercia secolare, testimone da ben 210 anni della vita che le scorre intorno.

Quante volte vi sarete seduti ai piedi di un albero, sfruttando la fresca ombra di un albero, ignari del mondo biologico che vi circondava? Con il documentario “La quercia e i suoi abitanti” (uscito a gennaio 2024), Laurent Charbonnier, maestro dei documentari naturalistici, e Michel Seydoux, produttore al suo esordio in regia, ci danno una visione cinematografica proprio di quel mondo, spesso da noi dimenticato. 


Il silenzioso osservatore

Tutto ruota intorno a lei: una quercia che ha piantato le sue radici in una foresta della Francia, a Sologne, tra la Loira e lo Cher, più di 200 anni fa. Cresciuta un po’ più isolata dagli altri alberi, ha espanso la sua chioma e le sue radici ampiamente.

Guardandola bene è come se avesse scelto di crescere lì, a pochi metri da uno specchio d’acqua, in un posto ideale per non smettere di meravigliarsi. Il posto giusto per divenire il silenzioso osservatore del tempo che passa. 

Tra la notte e il giorno, le tempeste di pioggia e le giornate di sole, la quercia rimane lì, immobile. Senza parlare e senza muoversi, la protagonista di questa storia ci offre lo spazio per un viaggio sul suo tronco, tra i suoi rami e radici, ma attraverso gli occhi dei suoi abitanti (come si intuisce già dal titolo). 

La quercia e i suoi abitanti - Film (2022) - MYmovies.it
Lo scoiattolo da “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Un albero a prova di legge

L’albero del documentario è una Quercus robur, comunemente conosciuta come quercia o farnia. Tra le sue caratteristiche principali, senza alcun dubbio spiccano:

Ma questo non è tutto, le farnie o querce sono tra gli alberi più longevi che esistono e qualcuno lo abbiamo anche noi, in Italia. La più longeva del nostro territorio è la Farnia di Sterpo, a Bertiolo in Friuli Venezia-Giulia, la cui età è stimata intorno ai 600 anni (in pratica la bisnonna della protagonista del documentario).

Gli alberi monumentali sono dei veri e propri patrimoni da proteggere e in Italia la prima legge che tutela esplicitamente questi alberi risale al 1939, ma la svolta è molto più recente. Il 21 novembre 2013 il Ministero dell’Ambiente con la Legge n.10 ha riconosciuto tale giorno come la Giornata Nazionale degli Alberi, con l’intento di promuovere la valorizzazione e l’importanza del patrimonio arboreo.

Una legge che ha fornito la prima definizione univoca in Italia di “albero monumentale”, istituendo anche l’elenco degli alberi monumentali della Nazione

Gli alberi monumentali sono solitamente esemplari maestosi da guardare, ma come facciamo a capire se ne abbiamo uno in giardino o meno? Ebbene, proprio nella Legge 10/2013 sono stati delineati i criteri di monumentalità, che possono essere l’estrema longevità, dimensioni, forma o portamento eccezionali, oppure la rarità della specie o ancora l’importanza storica e culturale e il valore ecologico. Pensate che dall’anno della legge ne sono stati censiti più di 3000 in giro per l’Italia (Google Maps ce ne offre una mappa su questo link) ed è assolutamente vietato abbatterli o danneggiarli (pena una pesante sanzione fino a 100.000 euro).

Un condominio naturale

Le querce, così come tutti gli altri alberi, sono dei veri e propri microhabitat, ovvero dei luoghi in cui possono vivere e convivere animali di diverse specie divenendo così hot-spot di biodiversità. 

E quanti saranno, questi abitanti? Ve lo siete mai chiesti?
I co-protagonisti di questo documentario li scopriremo un po’ per volta, ma ora voglio darvi un piccolo aiutino.

Noi quando guardiamo un albero magari vediamo solo quello che è: un albero. Punto. Pochi di noi e, soprattutto, pochissime volte ci soffermiamo a pensare quanta vita possa ospitare. Eppure, rami in decomposizione o verdeggianti, squarci, solchi e buchi sul tronco sono caratteristiche che attraggono insetti e/o larve, licheni, uccelli, piccoli roditori, ma anche funghi e muffe. Tutto questo, e molto altro ancora, è la vita che popola ogni albero. 

La quercia, da protagonista del film, si mostra come il fulcro principale della vita. Anzi, diventa un vero e proprio condominio naturale, immerso nella foresta, con gli appartamenti suddivisi sui diversi piani e gli   inquilini che corrono in giro, dai più bizzarri ai più tranquilli. E ora ve li mostrerò…

L’attico degli accumulatori seriali

Nel nostro condominio naturale, all’ultimo piano, vive una coppia di ghiandaie (Garrulus glandarius).

Sin dal primo momento si ha ben chiara l’importanza delle ghiandaie come co-protagoniste del documentario e non è una scelta a caso. Infatti, la ghiandaia abita in zone prettamente boschive, prediligendo in particolar modo le querce.
Come suggerisce il nome, inoltre, questo uccello si chiama così perché nonostante la dieta onnivora, è ghiotto di ghiande (il frutto della quercia).

Immagine che contiene albero, aria aperta, neve, inverno

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.
La coppia di ghiandaie da “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Prima dell’arrivo dell’inverno, la ghiandaia diventa una raccoglitrice incallita di ghiande. Appena queste cadono sul terreno, le ghiandaie iniziano a cercarle e possono raccoglierne fino a 9 nella loro gola. Con le ghiande ed altri semi tra gola e becco, le ghiandaie possono percorrere anche distanze considerevoli pur di trovare il nascondiglio perfetto. Ogni singolo uccello di questa specie può raccogliere più di 3000 ghiande in un solo mese. Ciò permette loro di avere una riserva di cibo protetta all’interno di una buca ricoperta di fogliame, così da poterle poi mangiare durante tutto l’anno. Infatti, questi uccelli hanno una memoria di ferro che consente loro di trovare questi nascondigli anche a distanza di mesi.


Tale comportamento rende le ghiandaie anche una delle principali fonti di dispersione della quercia, perché è vero che hanno un’ottima memoria ma può capitare che su 3000 ghiande nascoste se ne dimentichino almeno una. Ecco quell’una ha quindi la possibilità di germogliare e di crescere in un’altra splendida quercia, proprio come vediamo accadere nel documentario. 

Come la maggior parte degli inquilini dei piani superiori, anche loro amano osservare ciò che accade di sotto, dall’alto dei rami su cui vivono. Di che altezza stiamo parlando? Ebbene, le ghiandaie costruiscono i loro nidi dai 2 ai 5 metri di altezza, solitamente tra un ramo e il tronco dell’albero e molto più raramente all’interno delle cavità. Il nido viene costruito da entrambi i genitori ed è fatto principalmente di rametti e radici, ricoperte da fogliame, muschio, peli di animali e qualche volta anche da altre piume.

Mamma e papà ghiandaia sono una coppia monogama, stanno insieme per tutta la stagione riproduttiva e anche per molti anni. Una volta deposte le uova, la femmina inizia a covarle e dopo un po’ di giorni nascono i piccoli, completamenti privi di piume. Anche in questo caso sono entrambi i genitori a crescerli e a prendersi cura di loro, portando loro del cibo (per lo più insetti) e cercando di difenderli da possibili predatori.

Immagine che contiene uccello, aria aperta, becco, nido

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.
Le ghiandaie da “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Un’ultima curiosità sulle ghiandaie è quella nella foto sottostante, ovvero l’anting. In pratica, le ghiandaie (ma non solo loro) si avvicinano ai formicai sul terreno e si fanno letteralmente assalire da questi insetti. In questa maniera sfruttano la capacità delle formiche di produrre acido formico che ha un’azione disinfettante da parassiti di ogni tipo. Insomma, questi uccelli si fanno un bagno di formiche per potersi pulire pelle e piume.

Immagine che contiene aria aperta, uccello, Materiali naturali, grigio

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.
L’anting da “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Il loft dell’arrampicatore
Immagine che contiene albero, aria aperta, ramo, mammifero
Lo scoiattolo rosso da “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Anche lo scoiattolo rosso o anche scoiattolo comune europeo (Sciurus vulgaris) è uno degli inquilini dei piani superiori, ma invece di avere un “appartamento” in cui metter su famiglia, ha un bellissimo “loft” con vista mozzafiato.

Lo scoiattolo ha un animo solitario, anche durante il periodo riproduttivo, una volta  fatto il misfatto, maschio e femmina fanno ritorno al proprio nido indipendentemente.
A proposito di nido, questo può essere una cavità dell’albero o, come nel documentario (foto in alto), può essere costruito sui rami con foglie, stecchetti e foderato all’interno da peli, muschio e paglia. 

Nonostante il nome, lo scoiattolo di questa specie può avere una pelliccia anche di colore nero, grigio o bruno, con la parte ventrale invece sul bianco.

Una delle incredibili capacità di questo animale è quella di correre, saltare e spostarsi per tutto il giorno lungo l’albero o tra i rami. Ma come ci riesce? La folta e lunga coda non solo lo protegge dal freddo ma lo aiuta anche a mantenere l’equilibrio durante i salti; mentre le unghie e i cuscinetti plantari gli consentono di camminare con una notevole abilità sui tronchi.

Heart of an Oak | Showtimes and Tickets
Lo scoiattolo rosso da “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Anche lui, ghiotto di semi e frutti, diventa di fondamentale importanza nella dispersione di questi consentendo così il rinnovamento forestale. Insomma, per fare le scorte di cibo lo scoiattolo nasconde i semi sotto la terra e, esattamente come la ghiandaia, potrebbe dimenticarsene alcuni che possono finalmente germogliare.  

Nonostante sia una specie di mammiferi ampiamente diffusa in Italia (tranne che sulle isole), la sua presenza è a mano a mano scemata nel tempo. Una delle cause principali è stata sicuramente la diminuzione e la distruzione dell’habitat da parte dell’uomo. 

Ciò nonostante, non è di sicuro trascurabile l’espansione dello scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis), di origine nord-americana, introdotto nel nostro territorio e nel resto d’Europa volontariamente dall’uomo.

Lo scoiattolo grigio occupa la stessa nicchia ecologica del nostro; dunque, la forte competizione porta ad una completa incompatibilità della loro convivenza.
Ma vi è anche un’altra problematica: il virus squirrelpox virus che nel cugino americano è innocuo, ma per quello europeo è letale.  In Gran Bretagna e Irlanda, infatti, questo virus ha causato una rapidissima declinazione dello scoiattolo rosso. Per fortuna, in uno studio pubblicato nel 2018 dall’Università Statale di Milano è stato confermato che tale virus non era presente nel nostro territorio.


Come facciamo a distinguerli? Oltre alle dimensioni (l’europeo è più piccolo e snello), la specie americana non ha i ciuffi sulle orecchie e la coda presenta due bande laterali bianche molto caratteristiche.

Immagine che contiene mammifero, scoiattolo, roditore, aria aperta

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.
Scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis) a sinistra, Scoiattolo rosso o comune europeo (Sciurus vulgaris) a destra (Wikimedia commons)

L’inquilino temporaneo

Uno dei più bizzarri inquilini della quercia è il balanino delle ghiande (Curculio glandium). Un insetto che sembra quasi uscito da un film di fantascienza o un cartone animato.

Eh sì, perché a guardarlo davvero non sembra reale con quella testa tonda che ricorda una pallina di legno roteante, gli occhi grandi e neri che sembrano dipinti e quella “proboscide” incredibilmente lunga. Eppure, è uno dei co-protagonisti di questo documentario, fa parte della famiglia dei coleotteri e per molti è conosciuto come punteruolo delle ghiande.

La quercia e i suoi abitanti', il mondo degli animali a portata di occhio -  Taxidrivers.it
Femmina di Curculio glandium da  “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Se non conoscevate il balanino, sicuramente avete sentito parlare dei punteruoli. Ebbene questi fanno parte dei Curculionidi e comprendono circa migliaia di specie in tutto il mondo, ma sono famosi per i danni che causano all’agricoltura.

In pratica questi Curculionidi, compreso il nostro balanino delle ghiande, sono caratterizzati dalla presenza di un rostro che, in alcuni può presentarsi piccolo, in altri più allungato e in altri ancora davvero molto sviluppato prendendo anche il nome di “proboscide”. Tra due insetti della stessa specie, però, sarà la femmina a presentare la proboscide più lunga.

A cosa le servirà mai? In pratica, durante la stagione degli amori, la femmina userà la proboscide per penetrare le ghiande e scavarci all’interno. Una volta prodotta la buca, userà la parte posteriore del corpo per rilasciare al suo interno le uova fecondate.

Morphology and oviposition behavior of female Curculio weevils. A) Lateral habitus image of female Curculio sayi (Gyllenhal, 1836) featuring the elongate, strongly curved rostrum. B) Lateral view of head of female specimen of C. longinasus (Chittenden, 1927) with major anatomical features indicated. C) Illustration of oviposition behavior, proceeding from left to right: female makes incision in host fruit, flexes head directly over bore‐hole using front legs, and then maintains pressure on snout while rotating to excavate linear channel into fruit. Female rostrum is bent into straight configuration due to continuous rotation and forced insertion of snout into linear orifice.
Grafico della deposizione di uova da parte della femmina. Jansen, Michael A., et al. “Avoidance of catastrophic structural failure as an evolutionary constraint: biomechanics of the acorn weevil rostrum.” Advanced materials 31.41 (2019): 1903526.

La larva cresce quindi all’interno del frutto, di cui si nutrirà. Quando la ghianda matura cade a terra, le larve completamente sviluppate smettono di nutrirsi e si rintanano nel terreno per svernare. È proprio durante tale fase di svernamento che il balanino da larva diventa poi un adulto, il quale si riprodurrà a sua volta.

La famiglia numerosa ai piani bassi

Non tutti sono così fortunati da avere la famiglia numerosa e rumorosa che abita al piano terra.
Qui, in questo condominio naturale che è la quercia, non solo vivono al piano inferiore, ma addirittura sottoterra, nei tunnel scavati tra le radici dell’albero. Sto parlando di una bellissima famigliola di topolini selvatici (Apodemus sylvaticus).

Film Review: Heart of An Oak - Out in Cinemas from 12th July 2024 | ItGirl  World UK
Topi selvatici da  “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

I topi selvatici vivono in zone boschive, ma si possono trovare anche in giardini, parchi e raramente anche in abitazioni.

In realtà loro non vivono tutti insieme, ma ognuno ha il suo areale e raramente si sovrappongono. Quando arriva l’inverno, però, i topi non vanno in letargo, ma in una sorta di torpore. Questa è una strategia che permette a diversi tipi di mammiferi (e uccelli) di conservare le energie e sopravvivere in periodi in cui il cibo scarseggia e i climi diventano freddi. Passato l’inverno, i topi non solo non hanno più bisogno di entrare in uno stato di torpore, ma possono anche appropriarsi delle proprie tane. 

Loro nidificano scavando lunghi tunnel sotterranei che poi fluiscono in camere, alcune che sono come dei magazzini di cibo e altre in cui invece dormono o in cui allestiscono i nidi per i piccoli. Giunta quindi la primavera, in queste gallerie restano solo una femmina, massimo due, con i propri piccoli. 

Immagine che contiene aria aperta, mammifero, erba

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.
Topi selvatici da  “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds

Ma siamo in un film della Disney?

Questo è un documentario che lascia senza parole. Ha una fotografia incredibile e la scelta di non inserire delle voci narranti, rende tutto ancora più immersivo. “La quercia e i suoi abitanti” è senza dubbio una poesia cinematografica che vuole elogiare una natura che spesso l’uomo nemmeno vede o di cui non si rende conto. Affianco alle scene romantiche, non mancano di certo quelle che creano un attimo di tensione o che fanno salire i brividi lungo la schiena. 

Ed è qui che un po’ il documentario assume il tono di una fiaba. Il rischio viene diverse volte sfiorato, ma mai la fine riflette la realtà della natura. Mai il pericolo realizza il suo apice. Sembra quasi che il film sia stato costruito seguendo un preciso storyboard che ha sempre un lieto fine (e forse è proprio così, una scelta dei registi di unire la finzione con la scienza). 

Ciò nonostante, ne consiglio fortemente la visione poiché le riprese superbe e la narrazione creano un contatto tra l’uomo e la natura tramite lo schermo, facendo fermare lo sguardo su nuove e diverse prospettive. Non guarderete più gli alberi allo stesso modo, promesso!

Greta L. Cerrone

Immagine che contiene aria aperta, erba, vegetazione, cielo

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.
Quercia che sta crescendo “La quercia e i suoi abitanti” © Camera one, Winds, Gaumonds