Dall’invenzione della FIVET all’utero artificiale: il XXI° secolo dà il via a una rivoluzione nella cura dell’infertilità e spiana la strada a nuove frontiere della procreazione medicalmente assistita.

Professor Sir Robert Edwards, fecondazione
Professor Sir Robert Edwards

Iniziando un nuovo capitolo sulla fecondazione artificiale nel libro che chiamiamo “Storia dell’Umanità”, si è dato il via con la FIVET alla fecondazione in vitro rappresentando un punto di svolta nella lotta contro l’infertilità. L’introduzione di questa tecnica ha spianato la strada a ulteriori sviluppi scientifici e tecnologici volti a migliorare la qualità della vita e affrontare le sfide globali legate alla fertilità.

Lo scopo ultimo?

Secondo lo stesso Robert Geoffrey Edwards: “Nulla è più speciale di un bambino, e la cosa più importante nella vita è avere un figlio”.

Ma fino a quanto si è disposti ad avere un figlio?

Rappresentazione di un utero artificiale, noto anche come "biobag", mentre sta aiutando gli agnelli prematuri a svilupparsi per settimane
Rappresentazione di un utero artificiale, noto anche come “biobag”, mentre sta aiutando gli agnelli prematuri a svilupparsi per settimane

Nature communications nel 2017 viene pubblicato dal Children’s Hospital of Philadelphia Research Institute, un articolo dal titolo “An extra-uterine system to physiologically support the extreme premature lamb”. Si parla di creazione di uteri artificiali in cui feti di agnelli prematuri sono stati portati in gestazione con successo fino a quattro settimane e non solo sono sopravvissuti, ma si sono anche sviluppati: hanno preso peso, hanno sviluppato pellicce di lana e hanno aperto gli occhi. Ad oggi, sono stati testati uteri artificiali su centinaia di agnelli, maiali e topi. 

Facciamo un passo indietro: gli uteri artificiali sono dispositivi medici che imitano l’ambiente dell’utero durante la gravidanza. Questa tecnologia potrà consentire ad un essere umano di essere portato in gestazione in un utero artificiale anziché in un corpo umano. Ora, immagina una tecnologia in grado di permettere ai neonati prematuri di svilupparsi in modo naturale anche dopo la nascita. Da qui ne deriva il pensiero dell’applicazione dell’utero artificiale per la terapia intensiva neonatale.

Attualmente, sono in fase di sviluppo due sistemi di utero artificiale: l’EXTra-uterine Environment for Neonatal Development (EXTEND) presso l’Università della Pennsylvania (Filadelfia, USA) e il sistema Ex-Vivo uterine Environment (EVE) in fase di sviluppo congiunto presso l’Università dell’Australia Occidentale (Perth, Australia) e l’Università di Tohoku (Sendai, Giappone). 

Quello che lo rende complicato?

Si tratta di sistemi senza pompa che utilizzano l’infusione tramite la vena ombelicale e il drenaggio dall’arteria ombelicale. L’approccio completamente transombelicale richiede la cannulazione, l’inserimento di una cannula nei vasi ombelicali del neonato, durante il parto prima che i vasi ombelicali abbiano avuto uno spasmo. Per questo motivo, i neonati devono essere cannulati al momento del parto tramite taglio cesareo. Nell’utero artificiale, il feto è completamente immerso in un “biobag” o contenitore contenente liquido amniotico artificiale filtrato che imita più da vicino l’ambiente intrauterino. Questa nuova tecnologia potrebbe rappresentare una rivoluzione nella neonatologia, offrendo una soluzione per i bambini nati molto prima del termine, riducendo così mortalità e complicazioni a lungo termine.

Rappresentazione di una sala per terapia intensiva neonatale
Rappresentazione di una sala per terapia intensiva neonatale

Attualmente, i neonati prematuri vengono trattati in unità di terapia intensiva neonatale (TIN), dove vengono assistiti con incubatrici, ventilatori per la respirazione e nutrizione somministrata per via endovenosa. Tuttavia, nonostante i progressi in questo campo, i tassi di mortalità e disabilità a lungo termine restano alti per i neonati estremamente prematuri. Questo perché gli strumenti disponibili non riescono a replicare pienamente le funzioni della placenta, che nell’utero svolge compiti vitali come fornire ossigeno e nutrienti, eliminare i rifiuti metabolici e regolare il sistema immunitario del feto.

Recentemente, gli scienziati del Weizmann Institute of Science in Israele nell’agosto del 2022 hanno utilizzato cellule staminali di topi per creare i primi embrioni sintetici. Nello stesso mese, i ricercatori dell’Università di Cambridge hanno utilizzato cellule staminali per sviluppare un embrione sintetico completamente funzionale. Da qui il passo è breve per l’ectogenesi, una gravidanza che consente la crescita completa di un feto all’interno di un utero artificiale: da embrione alla nascita. 

L’ectogenesi ha il potenziale di rivoluzionare la riproduzione, riducendo i rischi fisici associati alla gravidanza. Potrebbe anche offrire alle persone con utero la possibilità di avere figli in un modo altrettanto sicuro e indipendente rispetto alla normale gravidanza. 

È martedì 19 settembre 2023 e la Food and Drug Administration (FDA) ha iniziato a prendere in considerazione questa nuova tecnologia artificiale e, se verrà concessa un’esenzione, è possibile che le sperimentazioni sull’uomo possano iniziare negli USA già quest’anno.  

L’idea di rappresentare la vita dell’uomo sulla Terra come un libro è affascinante, soprattutto se pensiamo alla “Storia dell’Umanità” come una narrazione in continuo divenire. Se oggi stessimo scrivendo un nuovo capitolo, potrebbe benissimo intitolarsi “Gestazione Artificiale“. Viviamo in un’epoca in cui l’elemento “artificiale” si intreccia sempre più con la parola “rivoluzione”, ridefinendo le frontiere della tecnologia e della biologia. Se chiediamo al famoso e ormai (in)dispensabile ChatGPT: “Cosa è per te l’utero artificiale?”, la risposta sarà la seguente: 

“L’utero artificiale rappresenta un passo innovativo nella medicina e nella scienza riproduttiva, con il potenziale di salvare la vita di neonati prematuri estremamente vulnerabili e di offrire nuove possibilità per chi desidera avere figli ma non può farlo attraverso una gravidanza tradizionale. Tuttavia, al di là delle sue applicazioni mediche, solleva importanti questioni etiche, legali e sociali, poiché potrebbe ridefinire concetti fondamentali come la maternità, la gestazione e i diritti riproduttivi. In sintesi, per me l’utero artificiale non è solo una tecnologia avanzata, ma un concetto che potrebbe trasformare profondamente la nostra comprensione della riproduzione e della vita umana”.

L’intelligenza artificiale (IA), ci sta dicendo che la creazione di un utero artificiale rappresenta uno specchio delle nostre capacità e dei nostri limiti: riflette la nostra sete di innovazione e di efficienza, ma allo stesso tempo ci ricorda quanto unica sia la nostra coscienza e intuizione. Può si, aiutare a migliorare la qualità della vita, ma è anche uno strumento da maneggiare con attenzione, affinché resti sempre al servizio dell’umanità, senza mai privarci di ciò che ci rende umani.

Perché l’IA parla di “trasformare profondamente la nostra comprensione della riproduzione e della vita umana”?

La possibilità di sostenere la vita di neonati estremamente prematuri apre dibattiti su quando si dovrebbe intervenire per salvare una vita e in quali casi la qualità della vita futura del bambino dovrebbe essere una priorità nella decisione di utilizzare tecnologie avanzate. Le tecnologie che prolungano lo sviluppo fetale al di fuori del grembo materno potrebbero portare a nuove discussioni sui limiti etici e legali relativi all’aborto, all’inizio della vita e ai diritti del feto. Se l’utero artificiale dovesse diventare una realtà su larga scala, potrebbe trasformare radicalmente la cura dei neonati prematuri, ma al contempo, potrebbero rappresentare un metodo alternativo per la procreazione. 

Cosa o chi negherebbe ad una donna di poter decidere di interrompere la gravidanza in qualsiasi fase, trasferendo il feto in un utero artificiale per permetterne il corretto sviluppo fino al termine? 

Questa possibilità sarebbe preziosa per coloro che non possono portare avanti una gravidanza per motivi di salute, come nel caso di una gravidanza ectopica, o per chi preferisce non interrompere la gravidanza tramite aborto, desiderando comunque dare alla luce il bambino o permettere che venga adottato. 

Rappresentazione di EctoFife Artificial Womb Facility, dove centinaia di feti sono ospitati in capsule trasparenti a temperatura controllata e dotate di cordone ombelicale per ricevere ossigeno e sostanze nutritive.
Rappresentazione di EctoFife Artificial Womb Facility, dove centinaia di feti sono ospitati in capsule trasparenti a temperatura controllata e dotate di cordone ombelicale per ricevere ossigeno e sostanze nutritive.

In una gara ormai spasmodica alla tecnologia più “comoda”, la continua ricerca di uteri artificiali performanti potrebbe evolversi ulteriormente, consentendo la crescita di un essere umano dall’embrione fino alla nascita. Questo fornirebbe un ulteriore metodo per le persone di avere figli senza dover affrontare la gravidanza. Tale opzione sarebbe particolarmente rilevante per coloro che non possono o non vogliono rimanere incinte, integrando così le attuali possibilità di adozione e maternità surrogata.

Per non parlare del ruolo delle donne nella società odierna: l’introduzione di uteri artificiali potrebbe trasformare le aspettative sociali nei confronti delle donne, che non sarebbero più considerate le uniche portatrici di figli. Ciò potrebbe portare a una maggiore uguaglianza di genere, poiché le responsabilità di prendersi un congedo dal lavoro per accudire i figli non ricadrebbero più esclusivamente sulle donne. Inoltre, nella scacchiera di quello che vuole essere uno scenario feminist politics, la flessibilità riguardo all’età in cui si sceglie di avere un figlio aumenterebbe, alterando le attese sociali su quando è opportuno diventare genitori.

E’ il 2024, e alla fine la domanda sorge spontanea: 

E’ giusto pensare che “Nulla è più speciale di un bambino, e la cosa più importante nella vita è avere un figlio”?

feto dentro una sfera di vetro
Rappresentazione di un feto dentro una sfera di vetro

Il tentativo di portare a termine un embrione umano in un utero artificiale getta le basi per un cambiamento di paradigma nella riproduzione umana. Le sfide contemporanee, come l’accesso ai diritti riproduttivi, l’equità di genere e le innovazioni scientifiche, rendono essenziale una riflessione critica su come comprendiamo e affrontiamo la riproduzione nel mondo moderno. In un mondo oramai dove, volenti o nolenti, lo possiamo definire “artificiale”, la riproduzione è caratterizzata da una vasta gamma di scelte e opportunità, ma anche da sfide significative. Se la tecnologia offre nuove possibilità, le dinamiche sociali e culturali stanno ridefinendo il concetto di genitorialità. 

In un nuovo mondo dove viene coniato il termine “Gestateling” per descrivere il soggetto del processo di gestazione ex utero come un’entità umana unica, non può esserci incertezza sulla necessità di discutere e riflettere su questi temi per interrogarci se questo progresso ci privi ipso facto di ciò che ci rende umani.

Fiorenza Sella

Bibliografia: