Chi sei Leona Woods?
“Chi sono io? Mi chiamo Leona Woods, ho fatto le stesse cose che faceva Enrico Fermi, ma con 19 anni di meno, e incinta”
Così possiamo aprire la storia di un’importate e geniale fisica del secolo scorso, poco considerata nel passato e purtroppo anche poco considerata ai giorni nostri, data la sua assenza nel film “Oppenheimer” di Nolan.
Primi anni
Leona Woods Marshall Libby nacque a La Grange nel 1919 e morì a Santa Monica nel 1986. Il padre avvocato e madre impegnata nella fattoria di famiglia incoraggiarono Leona a studiare, scovando in lei un grande talento.
Si laureò in Fisica nucleare all’Università di Chicago già all’età di 18 anni, successivamente lavorò (a gratis in quanto donna) per il premio nobel James Franck, ottenendo un dottorato a 23 anni.
Dopo il dottorato iniziò a lavorare con il team di Enrico Fermi, suo mentore e amico, che la incluse in uno dei progetti più grande del XX secolo: il progetto Manhattan.
Laura Fermi, moglie di Enrico, ricorda Leona come una ragazza forte e atletica, in grado di fare il lavoro di un uomo e farlo anche meglio. In particolare ricorda come la ragazza si dividesse tra il laboratorio durante la settimana e tornasse ad aiutare la madre in fattoria nel weekend, denotando ancora una volta la sua tenacia e propensione al lavoro.
Il progetto Manhattan
Leona lavorò al progetto Manhattan a fianco del team di Fermi, in particolare coinvolta nella costruzione della pila atomica. Unica fisica coinvolta nel progetto, sposò uno degli altri scienziati John Marshall nel 1943, rimanendo incinta l’anno successivo. La gravidanza fu una grande sfida, inizialmente la tenne nascosta, avendo paura di essere esclusa dal progetto. Portò a termine la gravidanza con successo tornando al lavoro pochi giorni dopo.
Fu una presenza fondamentale per la produzione del plutonio necessario per la costruzione della bomba, e quando a distanza di anni dalla fine del progetto le chiesero cosa ne pensasse: Leona non dichiarò mai di essersi pentita della sua costruzione.
Descrive l’atmosfera di quegli anni come una paura costante che la Germania arrivasse prima di loro alla bomba. Pensa ai suoi fratelli, a suo cognato, impiegati nell’esercito che a suo parere sarebbero morti se la guerra fosse continuata.
“Non ho rimpianti. Penso che abbiamo fatto bene e che non avremmo potuto fare diversamente. Sì, so che è stato suggerito che la seconda bomba, quella di Nagasaki, non era necessaria. I ragazzi che piangono sulle spalle, quando si è in guerra, fino alla morte, non credo che ci si metta a chiedere: È giusto?“
Gli ultimi anni
Dopo la guerra, Leona Woods tornò all’università di Chicago, dove continuò a lavorare su argomenti di fisica nucleare fino alla morte di Fermi nel 1954. Dopo questa data Leona si separò dal suo primo marito, si spostò a Priceton e a New York ricoprendo la cattedra in Fisica. Nel 1966 sposò il suo secondo marito, Willard Libby (premio Nobel nel 1960) e si spostò verso il campo dell’ingegneria, meccanica aerospaziale e ingegneria nucleare.
A fine carriera tornò a studiare un argomento che la appassionava da ragazza: gli alberi. Infatti si concentrò sulla composizione degli anelli degli alberi per vedere come venisse modificata da piogge e cambiamenti di temperatura. Attualmente viene riconosciuta come una delle scienziate che aprì la strada allo studio dei cambiamenti climatici.
Agnese Roscioni
Piccola Postilla
Quest’anno è uscito il libro “La donna della bomba atomica” di Gabriella Greison, che ho utilizzato come fonte per la scrittura di questo articolo. Lo consiglio vivamente come lettura, soprattutto come esempio di donne nelle STEM.